I quattro di Visegrad continuano la loro crescita e si fanno largo in Europa
Le economie dell’est crescono e hanno sempre più peso negli scambi con la Germania
Europa dell’ovest, solida, produttiva, moderna e al passo con i tempi, ed Europa dell’est, arretrata, penalizzata e impoverita dal regime comunista. E considerata solo un peso per l’Europa.
Ma è giunto il momento di rivedere questi luoghi comuni. Perché la situazione, a partire dal 2017, sembra essere diversa se non addirittura invertita.
Grazie alle riforme economiche, al basso costo del lavoro (che ha permesso e continua a permettere alle aziende dell’UE di esternalizzare la produzione e, conseguentemente, produrre vantaggi diretti sull’economia e sul benessere sociale dei paesi dell’est), i paesi dell’ex Unione Sovietica, in particolare i 4 del Gruppo di Visegrad: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, sono ormai sulla strada dello sviluppo e della crescita, crescita che in Europa non raggiunge risultati ad essi paragonabili.
Secondo le stime della Commissione Europea, la Polonia avrà una crescita del PIL del 3,8% nel 2018, così come la Slovacchia, mentre per l’Ungheria la crescita attesa è del 3,6% e per la Repubblica Ceca del 3%. Uno sviluppo al quale queste economie ci hanno ormai abituato e quindi che non sorprende neanche più di tanto, soprattutto se consideriamo tutte le azioni di sviluppo intraprese dall’Europa e gli incentivi allo sviluppo economico varate in questi anni, che hanno consentito anche un aumento esponenziale del potere di acquisto delle famiglie, tanto che i consumi hanno oggi superato i livelli pre-crisi.
L’importanza dello sviluppo di questi paesi è, inoltre, intimamente legata al rapporto di reciproca dipendenza tra i quattro di Visegrad e la Germania. Proprio il paese centrale dell’eurozona è quello che più di tutti deve la crescita della propria economia a questi quattro importanti player est-Europei, che hanno oggi un peso non indifferente nei confronti dell’economia tedesca. Nel complesso, i 4 di Visegrad valgono per la Germania 2.556 miliardi di euro: una volta e mezza Francia, Stati Uniti e Cina. I tempi sono cambiati e l’economia europea sembra, dopo molto tempo, sorridere ai paesi dell’est. È forse l’inizio di un nuovo capitolo nello sviluppo e nella crescita economica della “vecchia Europa”?