Il trend economico della Bulgaria si prevede in crescita economica per gli anni 2018 e 2019.
La crescita economica della Bulgaria rimarrà solida nei prossimi anni, stimolata dalla crescente spesa delle famiglie a causa dell’aumento di salari, stipendi e utili societari e dal miglioramento del mercato del lavoro. Aspetto, quest’ultimo, da non trascurare dato che gli indicatori della disoccupazione sono, anno per anno, in costante miglioramento.
Situazione politica in Bulgaria
In seguito alle elezioni anticipate di Marzo 2017, Boyko Borisov, membro del partito GERB di centro-destra, è stato eletto per la terza volta primo ministro. Borisov, a capo di una coalizione di governo formata dal GERB e dal partito nazionalista “United Patriots”, vanta un’esigua maggioranza parlamentare (122 su 240 seggi).
Le elezioni anticipate si erano rese necessarie a causa delle dimissioni del precedente governo, sempre guidato da Borisov, a seguito della vittoria delle elezioni presidenziali di Rumen Radev nel Novembre 2016. Radev è il candidato filorusso, spalleggiato dai socialisti antagonisti di premier.
Il malcontento politico è elevato in particolare a causa degli scarsi progressi registrati nella lotta alla corruzione ed alle problematiche legate al welfare sociale.
Altro fattore di tensione consiste nella politica perseguita dal governo in carica, che è schierato verso una politica filoeuropea. Mentre il partito socialista e il presidente Radev caldeggiano relazioni politiche ed economiche più strette con la Russia di Vladimir Putin.
Prevista una crescita sostenuta nel biennio 2018-2019
In Bulgaria a partire dal 2015 si è registrata una accelerazione degli indicatori economici, quindi una crescita sostenuta dell’economia. La crescita è stata trainata principalmente da un incremento delle esportazioni e dall’aumento dei consumi privati. Il PIL dovrebbe confermarsi solido nel 2018, in quanto la spesa delle famiglie si prevede sostenuta a causa della crescita dei salari e dal miglioramento del mercato del lavoro (si prevede un ulteriore calo della disoccupazione a circa il 5,5% nel 2018). Al tempo stesso, gli investimenti (compresi i progetti infrastrutturali finanziati dall’UE) hanno ripreso a crescere. Si prevede che l’espansione economica perderà un certo slancio nel 2019, ma rimarrà forte al di sopra del 3%. Sia i consumi privati che la crescita degli investimenti dovrebbero rallentare l’anno prossimo.
In seguito al surplus del 2017, si prevede che il bilancio fiscale registrerà un modesto deficit negli anni 2018 e 2019. Il debito pubblico manterrà un andamento sostenibile (previsione: 24% del PIL nel 2019).
Dopo la crisi bancaria del 2014, questo comparto ha assistito a notevoli miglioramenti, come dimostrano la valutazione del settore bancario del FMI del 2016 e una prova di stress effettuata dalla Banca Centrale, che ha attestato che il settore è ben capitalizzato e più resiliente agli shock. Ciononostante si registra una importante incidenza delle sofferenze bancarie, oltre il 10% dei prestiti totali; un dato, questo, che continua a rappresentare una minaccia per la redditività bancaria. Il contesto della politica monetaria bulgara è forte, caratterizzato dal saldo impegno del paese verso il proprio sistema di currency board (il lev è ancorato all’euro), il che rafforza la fiducia degli investitori stranieri. Questo accordo, tuttavia, limita la capacità della Bulgaria di combattere gli squilibri esterni. L’ancoraggio è sostenibile grazie a grandi riserve internazionali (più di nove mesi di copertura delle importazioni) e alle eccedenze delle partite correnti.
L’instabilità politica rimane un problema per le prospettive di crescita dell’economia bulgara nel lungo periodo, così come fattori determinanti rimangono la corruzione ed una burocrazia farraginosa, che continuano ad ostacolare lo sviluppo del contesto imprenditoriale. L’elevato livello di emigrazione (circa un milione di bulgari vive all’estero) ed il calo e l’invecchiamento della popolazione (le Nazioni Unite prevedono che la popolazione bulgara diminuirà da 7 milioni a 5,2 milioni entro il 2050) contribuiscono ad aggravare i problemi del mercato del lavoro e a ridurre il potenziale di crescita a lungo termine.